I MONTI ALBURNI

Rappresentano una parte del territorio montano del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, situati a sud-est di Salerno. Il nome “Alburni” deriva dal termine latino albus, che significa bianco, così denominati per la presenza di bianche rocce di origine calcarea che ne caratterizzano l’aspetto. Tale origine carsica ha contribuito alla formazione di circa duemila grotte e cavità, rilevanti sono quelle di Castelcivita e di Auletta-Pertosa. In questo ambiente incontaminato, ricco di flora e fauna, troviamo antichi centri medievali, castelli e abbazie.

OASI PERSANO

Il contesto naturale degli Alburni è attraversato dal fiume Calore, alimentato da numerosi affluenti. In alcuni tratti del suo corso si è creato un perfetto ecosistema accogliente per varie specie, in particolare per la “signora dei fiumi”, la lontra. E’ il mammifero terrestre più raro d’Italia; la  sua presenza è un indicatore biologico positivo in quanto l’alimentazione di questo simpatico mustelide si basa su pesci e crostacei che vivono in acque esclusivamente pulite. L’esemplare è presente anche nell’Oasi WWF di Persano che si estende per circa 200 ettari tra i comuni di Serre e Campagna. Tale oasi rappresenta una grande isola verde le cui caratteristiche naturali si sono mantenute pressoché inalterate. Il percorso natura è composto da vari punti di osservazione ed è tra i più attrezzati d’Italia.

PETINA

L’altopiano degli Alburni è una fonte inesauribile di spunti e curiosità per gli amanti della natura. Il territorio  ricco di abeti,  faggi, pini e lecci, ispirò Plinio  nella descrizione dei Monti Alburni come la più rigogliosa e vasta estensione di abeti bianchi, dai quali Petina prende il nome. Il bosco di Petina è uno dei più estesi del comprensorio, con i suoi trentacinque km*. In un ” vecchio casone “, circondato da un fitto bosco ad un’altezza di 1169 metri – antico ricovero di pastori e mandriani – sorge l’osservatorio astronomico Aresta di Petina, meta di numerosi visitatori. In questa zona, così come in tutta l’area alburnina, sono presenti determinate caratteristiche ambientali e climatiche, tali da favorire la comparsa di eccellenze presenti solo in questo territorio, come la fragolina di bosco.

BELLOSGUARDO

La diversificazione territoriale è una caratteristica degli Alburni; si va dal territorio montano di Petina a quello sub-collinare di Bellosguardo, rappresentato da un’area di circa 51 ettari di macchia mediterranea ricca di biodiversità  con flora e fauna proprie di un’area fluviale: Orto Botanico. In quest’area, l’ente comunale, con la collaborazione degli operai della Comunità Montana Alburni, promuove degli eventi sul riconoscimento delle piante spontanee, con l’obiettivo di portare avanti un progetto di valorizzazione con visite guidate. Di rilevante importanza storica è  la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sorta nel 1512 come edificio conventuale dei Padri Minori di San Francesco. Nella navata centrale è conservato un affresco raffigurante la Pietà con evidenti riferimenti  alla Scuola di Cimabue; è presente anche un polittico nel cui interno sono conservate reliquie dei vari santi. Il convento ha ospitato anche Fra Lorenzo Ganganelli diventato Papa con il nome di  Clemente XIV nel 1769.

OTTATI

Ulteriore testimonianza architettonica di un’ area conventuale è il Convento dei Domenicani sito nel cuore di Ottati, fondato da un monaco domenicano con l’aiuto della popolazione nel 1480. Il chiostro, in forma rettangolare, opera d’arte, aveva al centro una cisterna alimentata da acque piovane. Sono ancora intatti due splendidi porticati, quello inferiore e quello superiore composto da tredici colonne; su un capitello è scolpito lo stemma del comune, il fagiano o la “fasana”. Nel territorio ottatese si erge maestosa la vetta più alta degli Alburni,il Monte Panormo, che raggiunge i 1742 metri di quota. Citato anche da Virgilio nel terzo libro delle Georgiche “est lucos silari circa illicibusque; virentem plurimus Alburnum volitans, cui nomen asilo romanum est, oestrum grai vertere vocantes, asper, acerba sonans quo tota exterrita silvis diffugiunt armenta”. Nella località Campo dei Farina ( m. 1326) troviamo il Rifugio Panormo, immerso in un boschetto di faggi, luogo di ristoro per gli amanti della natura e del trekking.

ROSCIGNO

Il territorio alburnino è anche ricco di  bellezze architettoniche che mostrano come questa terra sia stata  abitata da diversi millenni, sempre a stretto contatto con la natura, che ha influenzato tale popolo durante l’arco dei secoli. Esempio di ciò è il borgo di “Roscigno Vecchia”, definito unanimemente come la Pompei del ‘900 o conosciuto anche come Borgo Fantasma. Questo insediamento, noto anche come “museo a cielo aperto”, è stato abbandonato dai suoi abitanti a partire dal 1907, a seguito di eventi franosi, che costrinsero il Genio Civile ad emettere un provvedimento di sgombero del paese. Pur in presenza di tale provvedimento, non tutti abbandonarono il borgo natio. All’estremità della catena dei monti Alburni, sempre a Roscigno, si trova Monte Pruno, sulla cui sommità  sono stati rinvenuti resti di un insediamento enotrio e lucano. In una campagna di scavi archeologici del 1938 sono stati rinvenuti i resti di una tomba principesca, con un ricco corredo sepolcrale, attualmente conservato nel Museo Archeologico provinciale di Salerno.

AQUARA

Poco distante da questo sito troviamo il paese di Aquara, le cui origini risalgono ai Greci, attestate dal ritrovamento di monete ed altri oggetti dell’epoca. Questo luogo fu molto importante anche in epoca romana, tanto che San Pietro, in una visita ad Aquara, lo scelse come luogo di diffusione del Cristianesimo, ponendo le basi per la fondazione di un monastero benedettino, i cui resti sono ancora visitabili. Si narra che in questo monastero visse il monaco Lucido, patrono e concittadino. A circa 4 km dall’abitato, San  Lucido fece costruire, intorno all’anno 1000, la Chiesa della Madonna del Piano.

CONTRONE

Anche l’area limitrofa del comune di Controne fu colonizzata da esuli Paestani di origine greca come testimoniano i ritrovamenti di pezzi di marmo decorato e di monete. Nel 1264 Federico II di Svevia  la ridusse ad un cumulo di macerie, distruggendo canali e tubature di epoca romana. Gli scampati trovarono rifugio nel luogo più alto e sicuro, intorno alla Badia di San Nicola di Bari, dove ricostruirono l’attuale paese. In essa vengono custoditi la statua lignea del patrono (San Donato) e la bolla papale di Benedetto VIII.  Specialità enogastronomica del territorio, famosa in tutto il mondo, è il “fagiolo di Controne”, la cui peculiarità è il seme bianco che ha una bassa attitudine a spaccarsi durante la cottura. Gran parte della produzione viene venduta nel corso della sagra che si svolge ormai da diversi anni.

SANT’ANGELO A FASANELLA

Nel comune di Sant’Angelo a Fasanella, in località Costa Palomba, è possibile ammirare un’antica scultura rupestre raffigurante un guerriero scolpito nella roccia, conosciuto con il nome Antece, in gergo locale ” antico” o ”immobile”. Questa scultura risalirebbe al IV-V secolo a.C, ad essa  sono legate diverse testimonianze  tramandate nel corso dei secoli. Si narra che l’Antece sia la rappresentazione di un Dio o di un eroe raffigurante una divinità pagana venerata dai lucani che abitavano i Monti Alburni. Per il suo valore artistico e per la sua storia, l’Unesco ha inserito l’Antece nella lista del Patrimonio dell’Umanità. Poco distante dal centro abitato si trova la Grotta di San Michele Arcangelo, luogo di culto e venerazione; si tramanda che nel 1300 il principe Manfredi, durante una battuta di caccia con il suo falcone, vide incunearsi l’animale in una fessura della roccia, da cui proveniva un’incantevole melodia. All’interno vi era una parete sulla quale egli riconobbe le Ali dell’Arcangelo.

CASTELCIVITA

Il fenomeno carsico, proprio dei Monti Alburni, trova la sua massima rappresentazione nelle Grotte di Castelcivita. Conosciute anche come Grotte di Spartaco, il gladiatore romano che in questa spelonca  aveva trovato rifugio per lui e i suoi commilitoni durante una rivolta degli schiavi contro Roma. Nel territorio di Castelcivita, sulla sommità di questo medievale borgo, si erge la maestosa Torre Angioina. Alta 25 metri, domina tutta la Valle del Calore; nel 1282 difese il villaggio di Civita Pantuliano dagli attacchi degli Almogaveri, guerrieri mandati dagli Aragonesi contro gli Angioini. Oggi ospita un museo dedicato alla civiltà contadina.

POSTIGLIONE

Altro edificio di interesse storico presente nell’area alburnina, più precisamente nel territorio di Postiglione, è il Castello Normanno. E’ certa solo la data della sua costruzione, avvenuta intorno all’XI sec. ,diverse sono le ipotesi circa la sua realizzazione. Situato nel punto più alto del paese, in passato è stato conteso per la sua posizione strategica, da dove è possibile ammirare un incantevole paesaggio. Anticamente adibito a struttura carceraria, negli ultimi tempi è divenuto museo della civiltà contadina. Il territorio di Postiglione ospita una grotta di formazione carsica, dedicata a Sant’Elia, al cui interno è custodita la statua del santo con annesso altare, invocato dalla popolazione nei periodi di siccità.

SICIGNANO DEGLI ALBURNI

Simbolo di Sicignano degli Alburni è il Castello Giusso, che prende il nome dall’omonima casata. Fu fatto costruire dai principi Longobardi di Salerno; successivamente, nel 1851, Luigi Giusso del fu Girolamo acquistò tutti i beni posseduti nel territorio di Sicignano, ivi compreso il suddetto castello. Il centro abitato è di antiche origini come testimoniano gli scavi che hanno portato alla luce una necropoli di età romana; questo sito si trova presso il valico della frazione Scorzo. Nella zona sono stati effettuati ritrovamenti di monete di età repubblicana, frammenti di epigrafi e monumenti funerari, poiché la zona era attraversata dalla Via Capua-Regio.

SERRE

Concludiamo con il maestoso Palazzo Reale di Persano, nel territorio di Serre, detto anche Real Casina,   dimora del sovrano di Napoli e residenza di caccia dei Borboni fino all’Unità d’Italia. L’edificio fu edificato nel 1752 per volere di Carlo di Borbone, tra il Sele ed il Calore, in una zona ricca di boschi e selvaggina;   una realizzazione che porta la firma dell’ingegnere militare Giovanni Domenico Piana, rivisitato poi da Luigi Vanvitelli nel 1753.