COMUNITÀ MONTANA

Il Territorio della Comunità Montana Alburni è ricco di storia con una notevole valenza ambientale, infatti, gran parte di esso è racchiuso nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. I dodici comuni che lo compongono sono incastonati come pietre preziose nella base di quella candida corona calcarea del Massiccio degli Alburni: Aquara, Bellosguardo, Castelcivita, Controne, Corleto Monforte, Ottati, Petina, Postiglione, Roscigno, Sant'Angelo a Fasanella, Serre e Sicignano degli Alburni.


L’altopiano degli Alburni è una fonte inesauribile di spunti e curiosità per gli amanti della natura. Il territorio ricco di abeti, faggi, pini e lecci, ispirò Plinio nella descrizione dei Monti Alburni come la più rigogliosa e vasta estensione di abeti bianchi, dai quali Petina prende il nome. Il bosco di Petina è uno dei più estesi del comprensorio, con i suoi trentacinque km2. In un vecchio casone, circondato da un fitto bosco ad un’altezza di 1169 metri – antico ricovero di pastori e mandriani – sorge l’osservatorio astronomico Aresta di Petina, meta di numerosi visitatori. In questa zona, così come in tutta l’area alburnina, sono presenti determinate caratteristiche ambientali e climatiche, tali da favorire la comparsa di eccellenze presenti solo in questo territorio, come la fragolina di bosco.


La diversificazione territoriale è una caratteristica degli Alburni: si va dal territorio montano di Petina a quello sub-collinare di Bellosguardo, rappresentato da un’area di circa 51 ettari di macchia mediterranea ricca di biodiversità con flora e fauna proprie di un’area fluviale. In quest’area, l’ente comunale, con la collaborazione degli operai della Comunità Montana Alburni, promuove degli eventi sul riconoscimento delle piante spontanee, con l’obiettivo di portare avanti un progetto di valorizzazione con visite guidate. Di rilevante importanza storica è la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sorta nel 1512 come edificio conventuale dei Padri Minori di San Francesco. Nella navata centrale è conservato un affresco raffigurante la Pietà con evidenti riferimenti alla Scuola di Cimabue ed è presente anche un polittico nel cui interno sono conservate reliquie dei vari santi. Il convento ha ospitato anche Fra Lorenzo Ganganelli, diventato Papa con il nome di Clemente XIV nel 1769.


Ulteriore testimonianza architettonica di un’area conventuale è il Convento dei Domenicani sito nel cuore di Ottati, fondato da un monaco domenicano con l’aiuto della popolazione nel 1480. Il chiostro, in forma rettangolare, aveva al centro una cisterna alimentata da acque piovane. Sono ancora intatti due splendidi porticati, quello inferiore e quello superiore composto da tredici colonne. Su un capitello è scolpito lo stemma del comune, il fagiano o la fasana. Nel territorio ottatese si erge maestosa la vetta più alta degli Alburni, il Monte Panormo, che raggiunge i 1742 metri di quota. Esso è citato anche da Virgilio nel terzo libro delle Georgiche. Nella località Campo dei Farina troviamo il Rifugio Panormo, immerso in un boschetto di faggi, luogo di ristoro per gli amanti della natura e del trekking.


Il territorio alburnino è anche ricco di bellezze architettoniche che mostrano come questa terra sia stata abitata da diversi millenni, sempre a stretto contatto con la natura. Esempio di ciò è il borgo di Roscigno Vecchia, definito unanimemente come la Pompei del ‘900 o conosciuto anche come Borgo Fantasma. Questo insediamento, un museo a cielo aperto, è stato abbandonato dai suoi abitanti a partire dal 1907, a seguito di eventi franosi, che costrinsero il Genio Civile ad emettere un provvedimento di sgombero del paese. Pur in presenza di tale provvedimento, non tutti abbandonarono il borgo natio. All’estremità della catena dei monti Alburni, sempre a Roscigno, si trova Monte Pruno, sulla cui sommità sono stati rinvenuti resti di un insediamento enotrio e lucano. In una campagna di scavi archeologici del 1938 sono stati rinvenuti i resti di una tomba principesca, con un ricco corredo sepolcrale, attualmente conservato nel Museo Archeologico provinciale di Salerno.


Poco distante da questo sito troviamo il paese di Aquara, le cui origini risalgono ai Greci, attestate dal ritrovamento di monete e altri oggetti dell’epoca. Questo luogo fu molto importante anche in epoca romana, tanto che San Pietro, in una visita ad Aquara, lo scelse come luogo di diffusione del Cristianesimo, ponendo le basi per la fondazione di un monastero benedettino, i cui resti sono ancora visitabili. Si narra che in questo monastero visse il monaco Lucido, patrono e concittadino. A circa 4 km dall’abitato, San Lucido fece costruire, intorno all’anno 1000, la Chiesa della Madonna del Piano.


Anche l’area limitrofa del comune di Controne fu colonizzata da esuli Paestani di origine greca, come testimoniano i ritrovamenti di pezzi di marmo decorato e di monete. Nel 1264 Federico II di Svevia la ridusse a un cumulo di macerie, distruggendo canali e tubature di epoca romana. Gli scampati trovarono rifugio nel luogo più alto e sicuro, intorno alla Badia di San Nicola di Bari, dove ricostruirono l’attuale paese. In essa vengono custoditi la statua lignea del patrono San Donato e la bolla papale di Benedetto VIII. Specialità enogastronomica del territorio, famosa in tutto il mondo, è il fagiolo di Controne, la cui peculiarità è il seme bianco che ha una bassa attitudine a spaccarsi durante la cottura. Gran parte della produzione viene venduta nel corso della sagra che si svolge ormai da diversi anni.


Nel comune di Sant’Angelo a Fasanella, in località Costa Palomba, è possibile ammirare un’antica scultura rupestre raffigurante un guerriero scolpito nella roccia, conosciuto con il nome Antece, in gergo locale antico o immobile. Questa scultura risalirebbe al IV-V secolo a.C e a essa sono legate diverse testimonianze tramandate nel corso dei secoli. Si narra che l’Antece sia la rappresentazione di un Dio o di un eroe raffigurante una divinità pagana venerata dai lucani che abitavano i Monti Alburni. Per il suo valore artistico e per la sua storia, l’Unesco ha inserito l’Antece nella lista del Patrimonio dell’Umanità. Poco distante dal centro abitato si trova la Grotta di San Michele Arcangelo, luogo di culto e venerazione. Si tramanda che nel 1300 il principe Manfredi, durante una battuta di caccia con il suo falcone, vide incunearsi l’animale in una fessura della roccia, da cui proveniva un’incantevole melodia. All’interno vi era una parete sulla quale egli riconobbe le Ali dell’Arcangelo.


Il fenomeno carsico, proprio dei Monti Alburni, trova la sua massima rappresentazione nelle Grotte di Castelcivita. Esse sono conosciute anche come Grotte di Spartaco, il gladiatore romano che in questa spelonca aveva trovato rifugio per lui e i suoi commilitoni durante una rivolta degli schiavi contro Roma. Nel territorio di Castelcivita, sulla sommità di questo medievale borgo, si erge la maestosa Torre Angioina. Alta 25 metri, domina tutta la Valle del Calore. Nel 1282 difese il villaggio di Civita Pantuliano dagli attacchi degli Almogaveri, guerrieri mandati dagli Aragonesi contro gli Angioini. Oggi ospita un museo dedicato alla civiltà contadina.


Altro edificio di interesse storico dell’area alburnina è presente nel territorio di Postiglione: si tratta del Castello Normanno. È certa solo la data della sua costruzione, avvenuta intorno all’XI sec., ma diverse sono le ipotesi circa la sua realizzazione. Situato nel punto più alto del paese, in passato è stato conteso per la sua posizione strategica, da dove è possibile ammirare un incantevole paesaggio. Anticamente adibito a struttura carceraria, negli ultimi tempi è divenuto museo della civiltà contadina. Il territorio di Postiglione ospita una grotta di formazione carsica, dedicata a Sant’Elia, al cui interno è custodita la statua del santo con annesso altare, invocato dalla popolazione nei periodi di siccità.


Simbolo di Sicignano degli Alburni è il Castello Giusso, che prende il nome dall’omonima casata. Fu fatto costruire dai principi Longobardi di Salerno. Successivamente, nel 1851, Luigi Giusso del fu Girolamo acquistò tutti i beni posseduti nel territorio di Sicignano, ivi compreso il suddetto castello. Il centro abitato è di antiche origini come testimoniano gli scavi che hanno portato alla luce una necropoli di età romana: questo sito si trova presso il valico della frazione Scorzo. Nella zona sono stati effettuati ritrovamenti di monete di età repubblicana, frammenti di epigrafi e monumenti funerari, poiché la zona era attraversata dalla Via Capua-Regio.


Nel territorio di Serre sorge il maestoso Palazzo Reale di Persano, detto anche Real Casina, dimora del sovrano di Napoli e residenza di caccia dei Borboni fino all’Unità d’Italia. L’edificio fu edificato nel 1752 per volere di Carlo di Borbone, tra il Sele ed il Calore, in una zona ricca di boschi e selvaggina: una realizzazione che porta la firma dell’ingegnere militare Giovanni Domenico Piana, rivisitato poi da Luigi Vanvitelli nel 1753.